Romeo Sacchetti e Walter De Federicis, patron di Ciambi. [Luca Maggitti]
Romeo Sacchetti e Vincenzo Di Bonaventura. [Luca Maggitti]
Romeo Sacchetti intervistato da Luca Maggitti Di Tecco. [Walter De Federicis]
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Video intervista a un uomo che ha scritto storiche pagine nel basket sia da giocatore sia da allenatore. E che a pranzo sciorina i suoi altri, numerosi, interessi.
Roseto degli Abruzzi (TE)
Venerdì, 13 Settembre 2024 - Ore 12:30
Ieri ho avuto il privilegio di intervistare – ospiti del sempre gentilissimo Walter De Federicis, nella splendida cornice del suo Ciambi – Romeo Sacchetti: Italia Basket Hall of Fame dal 2016. E credo basterebbe questo titolo, per dire di lui.
Invece non basta, perché “Meo” – che si è benevolmente arrabbiato perché non gli ho dato del tu, ma io ci ho messo una decina di anni per dare del tu a Iwan Bisson (Italia Basket Hall of Fame dal 2015), quindi mi sa che è ancora lunga, visto che l’ho conosciuto soltanto due giorni fa – è un uomo che ha piacere di parlare di molte altre cose, oltre al basket.
E siccome la vita è magica, ieri – per un combinato disposto troppo lungo da spiegare, che peraltro non incide sul fatto e che quindi lascio nel purgatorio fra polpastrelli e tastiera – dopo l’intervista ci siamo ritrovati a pranzo coach Sacchetti, io e Vincenzo Di Bonaventura: rosetano doc, attore, regista, scrittore e poeta, che nel salutare Meo gli ha detto “ben rivisto”, spiegandogli poi che – qualche decennio fa, quando lui viveva a Venezia – a Mestre ci fu una amichevole fra la Nazionale (militare) degli Stati Uniti e una Italia con Sacchetti insieme a giocatori come Meneghin, Carraro, Bariviera, Marzorati.
“Si combatteva all’arma bianca”, ha chiosato Vincenzo, sottolineando che in quella occasione con gli americani giocava Isiah Thomas. Vincenzo ha riportato alla luce questi ricordi, sottolineando che in un “palasport sauna” conobbe sia Sacchetti – uno dei gladiatori Azzurri – sia Thomas. Poi ha sorriso guardando Sacchetti e ha chiosato: “Sembra ieri”.
Gravido di metallo nobile come uno zingaro delle emozioni (Meo gli ha detto: “Vincenzo, ho capito che una delle tue passioni è l’oro”), Vincenzo ha poi regalato i suoi ultimi due libri “Cent’anni di Rosetitudine” (scritto nel 2021 per celebrare il primo secolo di pallacanestro rosetana) e “Il guardatore del Carmelo” (fresco di stampa) al coach, che gli ha chiesto proprio di Carmelo Bene.
Così Vincenzo ha ricordato la rocambolesca conoscenza con il mattatore di Campi Salentina e ho capito perché quell’omone baffuto capace di mettere Sassari sulla cartina del basket che conta e scolpire la franchigia nella storia grazie al triplete (Supercoppa+Coppa Italia+Scudetto)... per tacer del Preolimpico vinto in Serbia battendo in finale la Serbia... è così speciale. Perché il basket è soltanto una delle passioni.
Perché la vita è piena di interessi e quindi c’è il teatro, c’è la buona tavola, c’è la politica, c’è l’intelligenza artificiale e il futuro sostenibile, che significa anche un turismo gestito meglio nella nostra bella Italia.
E ci sono i ricordi di quando era bambino, povero ma felice, con mamma e sorelle (il Nostro ha perso il papà da neonato), discolo e spesso sculacciato, con l’albero di glicine che lo aiutava nelle sue fughe che è stato il suo primo, profumato, tabellone nel quale tirare a canestro.
Nel pranzo a tre è pure entrato – bonario convitato di pietra, dotato di fischietto – Luigi Lamonica, quando ho detto a Sacchetti che dividevo l’ombrellone da Ciambi con l’ex arbitro che per una decina di anni ha vissuto a Roseto degli Abruzzi.
Meo ha prontamente ricordato che Luigi fece il suo esordio in Serie A in un Udine-Torino in cui il coach allenava i piemontesi. Così non mi è restato – su assist di Luigi – che dare una delle mie ultime 3 copie (una è con dedica, intoccabile, l’altra è di scorta... ormai ho finito tutto!) del libro “Decidere” del 2011 al coach, che si è commosso vedendo che Luigi volle inserire il referto di quel suo esordio proprio in una delle pagine del libro, che ebbi l’onore di progettare e curare.
E sono tre libri. Anzi quattro, visto che il giorno prima – a margine dell’amichevole Roseto-Jesi, gli avevo dato una copia del mio “il CUORE del ROSETO”.
Perciò quando, a fine pranzo, si è fatto così tardi che la tabella di marcia è saltata e non è stato possibile prendere un pacco di pasta Verrigni – eccellenza rosetana consigliatagli da Roberto Brunamonti – Romeo ha chiesto il bigliettino di Ciambi, per portarci la sua signora, donna Olimpia (che, nomen omen, vaticinò sia l’Argento di Mosca sia la vittoria al Preolimpico in Serbia) e si è congedato chiosando con un sorriso: «Sarà per la prossima volta, intanto mi porto quattro libri a casa. Vuoi mettere?».
In calce, la video intervista che ho realizzato prima di pranzo: mezz’ora nella quale l’Italia Basket Hall of Fame ripercorre prima la sua carriera da giocatore – vincitore con l’Italia dell’Argento alle Olimpiadi di Mosca 1980, dell’Oro agli Europei di Nantes 1983, dell’Argento ai Giochi del Mediterraneo del 1983 e del Bronzo agli Europei in Germania Ovest del 1985 – e poi quella da coach, storico conquistatore del “Triplete” a Sassari e di altri trofei, oltre alle imprese sportive di riportare gli Azzurri prima ai Mondiali (dopo 13 anni) e poi alle Olimpiadi (17 anni dopo il 2004 d’Argento).
Una conversazione nella quale sono stati citati coach Stefano Pillastrini, il figlio Brian Sacchetti, Giampaolo Ricci, Simone Fontecchio, Gianmaria Vacirca, Iwan Bisson, Remo Maggetti, Giovanni Giunco e altri ancora. Da sentire, ascoltare, comprendere.
Grazie, coach!
Luca Maggitti Di Tecco
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