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LA PARALISI DELL’ABRUZZO A CANNA UNICA
Le due canne del traforo del Gran Sasso.

Qualcuno ci venga a salvare e, occorrendo, prima a commissariare.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Domenica, 22 Settembre 2024 - Ore 11:15

Traforo del Gran Sasso ridotto, rispetto alla costruzione, da molti anni a una sorta di mulattiera a corsia unica.

Armonizzazione tra la vita dei cittadini e quella dei ricercatori dei sotterranei Laboratori Nazionali del Gran Sasso finora mai trovata, con questioni relative alla gestione delle acque tutta ancora da capire appieno.

Non basta. Ancora non basta.

Pare che la nuova frontiere della “bella modernità” sarà – durante i lavori all’interno del Traforo che, si dice, andranno avanti fino al 2027 – l’apertura di uno solo dei due tunnel, con 5 minuti di semaforo verde ogni 30 minuti.

Vi prego, proviamo tutti a immaginare cosa voglia dire “5 minuti di semaforo verde ogni 30 minuti” per collegare Roma all’Abruzzo e viceversa.

Proviamo tutti a pensare al prossimo Giubileo e ai milioni di euro buttati per promuovere anche il nostro territorio per i milioni di turisti attesi (ma basterebbero anche i turisti “soliti”).

Come pensiamo di gestire il flusso fra la Capitale e la nostra costa, con “5 minuti di semaforo verde ogni 30 minuti”? Con un tour non richiesto sul Passo delle Capannelle?

E i trasporti vitali, e i commerci, e tutte le persone della costa che lavorano all’Aquila e dintorni e viceversa? Cosa devono fare? Pensare a sviluppare un sistema di smaterializzazione – facendo “concorrenza civile” ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso – per muoversi?

Vi prego, proviamo tutti a capire bene cosa vogliano dire 3 anni – da oggi al 2027 (sempre che i tempi siano rispettati) in questo modo.

Significa – senza bisogno di scomodare Einstein – la paralisi dell’Abruzzo o, almeno, della sua parte più importante per quanto riguarda i flussi turistici, i commerci, gli approvvigionamenti e tutto ciò che ha bisogno di muoversi.

E sulla costa le cose non vanno meglio, considerando che sulla autostrada A14 i cantieri portano – da qualche anno – i tempi di percorrenza fra Città Sant’Angelo e Giulianova da una mezz’oretta a un paio d’ore.

Vi si è seccata la gola a leggere? Bene, parliamo dell’acqua.

L’Abruzzo – che già è “assediato” sulla costa dai cantieri autostradali e verso ovest dal traforo praticamente chiuso (a est c’è il mare...) – si è ritrovato questa estate a fare i conti con l’assenza per ore e giorni dell’acqua, in grandi porzioni del proprio territorio.

L’Abruzzo, la regione appenninica con la cima più alta: il Gran Sasso, appunto. L’Abruzzo, non la Sicilia vicina all’Africa. L’Abruzzo.

Riassumendo l’Abruzzo nell’anno 2024: buona parte del territorio senza acqua, con il tratto autostradale sulla costa paralizzato da anni di cantieri e con quello che porta verso Roma a ovest prossimo alla paralisi.

Praticamente, un assedio!

E un richiamo, forte, alle coscienze di classi politiche e dirigenti di livello regionale e nazionale che, per decenni, hanno evidentemente governato immersi nell’ignavia, tutti attenti a innaffiare il proprio orticello, mentre il parco del bene comune veniva arso dalla dabbenaggine.

E che oggi ovviamente la butteranno in tribuna, smarcandosi armando le loro fionde e lanciando supercazzole finalizzate a salvare il loro operato, “sembre teso” al progresso.

L’Abruzzo, che nel 2024 ha poca acqua e una canna unica, deve augurarsi che questa canna non sia del gas.

E magari sperare in un commissariamento che porti – “manu militari”, come le cisterne che d’estate distribuiscono acqua ai paesi (ripeto, nel 2024!) – a soluzioni che tengano primariamente conto del bene comune. E non di singole e sporche fortune, accumulate sulle spalle dei contribuenti.

La vita dei cittadini, in armonia con la Natura, come unico obiettivo da raggiungere. Ormai, per forza di cose. E per evitare qualcosa di inaudito, a livello di sommossa popolare conseguente a malcontento.

Perché sono in dubbio alcune delle libertà fondamentali dell’individuo, come quelle di bere (quindi vivere) e spostarsi. E gli esseri umani sopportano tutto, tranne le cose che tolgono loro la vita stessa che umani li rende.

Perché la ricerca scientifica è uno degli obiettivi primari di una civiltà che vuole dirsi evoluta, ma non può sacrificare la mobilità degli esseri umani per studiare quella degli elettroni e compagnia vivente.

L’Abruzzo trovi un compromesso sopportabile. O un bravissimo Commissario.

Quanto a quelli che ci hanno portato a tutto questo e oggi stanno seduti su poltrone imbottite con denari accumulati in modo scellerato, lorsignori pensino che comunque sono – alla fin fine – degli sfigati affamatori della terra in cui vivono e sono cresciuti.

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Luca Maggitti Di Tecco
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