Marco Pantani ai tempi della Carrera.
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Il pirata non pedala più.
Roseto degli Abruzzi (TE)
Domenica, 15 Febbraio 2004 - Ore 01:00
Marco Pantani, il Pirata, quello capace di vincere nel 1998 Giro d’Italia e Tour de France, quello che ogni volta che si alzava sui pedali lasciava a bocca aperta, quello capace di diventare un simbolo vincendo 34 corse, se n’è andato per sempre.
Lo hanno trovato morto, solo come un cane, in un residence tre stelle di Rimini chiamato “Le Rose”.
Già, le rose … e chissà quante spine aveva nel cuore Marco Pantani, prima splendido macchinario per fare soldi comodo a tutto e a tutti e poi buttato via come una scarpa vecchia, imbottito di soldi come un pugile suonato, ma senza la cosa più importante in tasca: la speranza di vivere una vita ancora piena di momenti degni di essere vissuti.
Pare che il Pirata fosse depresso e che la cosa dipendesse dall’incapacità di uscire dal tunnel del doping.
Per noi che lo abbiamo visto volare fra le nuvole delle cime più dure, rimane quello capace di toccare le emozioni, interpretando uno sport che ha sapore solo se scritto in maniera epica.
E se vincere Giro e Tour e diventare un’icona del ciclismo moderno gli ha creato un malessere tale da soffocarlo, sarebbe stato meglio che fosse rimasto soltanto un gregario.
Forse non sarebbe morto solo e dimenticato, a 34 anni, dopo aver regalato tutta quella gioia a una marea di gente che ha ancora bisogno di sognare.
Addio Pirata.
Luca Maggitti
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