Nessun progresso sui soliti difetti, e una bordata di fischi venuti giù dal settore ospiti, gremito da più di 1.000 brindisini saliti in Lombardia sperando nel miracolo. È un quadro a tinte fosche, se non allarmante, quello che coach Perdichizzi si trova a scrutare al termine del proibitivo impegno sul campo della capolista Milano. Brindisi non ha risalito lo Stivale con la pretesa di mettere alle corde l’imbattuta corazzata di Giorgio Armani, ma una prestazione così priva di mordente lascia l’amaro in bocca. Perché sono arcinoti i “bugs” nel sistema adriatico ed è facile vengano messi a nudo dalla squadra che più si avvicina al livello di Siena, ma la totale assenza di reazioni alle prime difficoltà fa storcere il naso ai tifosi e riflettere lo staff adriatico. Sette minuti e un parziale di 9-0 è quanto è bastato a Milano per far crollare Brindisi, partita col piede sull’acceleratore e brava ad innescare Lang, accoppiato con Melli. Ma appena Hawkins ha alzato il ritmo, Brindisi ha messo in mostra tutti i suoi lati più vulnerabili affondando sotto i battiti d’ali del Falco. E siamo al solito elenco di errori da cerchiare in rosso.
POSSESSI AL VENTO
Altre 24 palle perse, di cui 15 nella prima metà di gara, innescano Milano. E contro la capolista, proprio non puoi permetterlo. Perché l’AJ punisce severamente tirando con percentuali stratosferiche dal campo (80% nel primo quarto, 33 punti segnati) sfruttando appieno la differenza fisica con i biancazzurri.
PROGETTO TATTICO
E qui il ragionamento deve ormai farsi più approfondito. L’infortunio di Monroe ha bloccato lo sviluppo tattico pensando da Perdichizzi: Diawara spostato in posizione di ala forte e l’ex Napoli e Milano utilizzato da tre. Roberson è small size e con il suo ingaggio è stato necessario mettere in naftalina l’impalcatura tattica. Mettendo in mostra così, la pochezza – soprattutto fisica – delle ali forti di ruolo a disposizione dello Sceriffo. Bavcic e Radulovic, infatti, risultano sempre meno affidabili: mai reattivi in difesa, continuano anche ad essere sterili in attacco, privando la New Basket di pericolosità in un ruolo cruciale in chiave tattica. La soluzione – nella testa di Perdichizzi – si chiama Touré, un giocatore che lo Sceriffo conosce bene: che il capitano potesse perdere di smalto era prevedibile, ma un rendimento tanto sottotono del bosniaco non era nelle attese della vigilia, e per questo sarà lui il primo a pagare. Ora il roster, che di suo non era dalla coda lunga, ha un tampone alla pochezza d’intensità e trova una valida spalla in chiave di tenuta fisica dei suoi attori principi, finora costretti agli straordinari e per questo meno efficaci col passare dei minuti.
SALVEZZA MENO TRANQUILLA?
Un difetto congenito che ha portato a sconfitte come quella del Mediolanum Forum, prevedibile nella sostanza ma meno nella forma, e a ko sanguinosi come quello casalingo con Cremona. Ovvero quel tipo di scivoloni che Brindisi non può permettersi se vuole portare a casa una TRANQUILLA salvezza, obiettivo dell’estate che tradotto suona per: “Rimarremo in A trasformando il Pentassuglia in fortino e senza sfigurare in trasferta, dove qualche soddisfazione potremo togliercela”. Il calendario non aiuta, ma i fischi dei tifosi sono un campanello d’allarme da non sottovalutare e i 2 punti di Benetton Treviso e Lottomatica Roma non possono costituire un alibi. A Brindisi è richiesto di battere un colpo – non solo di mercato - o quantomeno emettere un sospiro d’orgoglio che faccia dire: “Siamo in difficoltà, ma non ci schiaccerete”.